La stessa barca (2017)
R. Sargenti | A. Pocetti | A. Viola | R. Di Benedetto
Nella condivisione di un destino incerto, nell’alternanza di speranza e delusione, nella consapevolezza della precarietà dell’oggi come nella constatazione dell’avidità umana e dello sfruttamento siamo tutti, a livelli diversi, sulla stessa barca. Cerchiamo la corda per reggerci dagli scossoni e dai sommovimenti di una vita liquida e osserviamo all’orizzonte l’orda di migranti che invade con prepotenza le nostre certezze.
Paura, rabbia, sogno, ribellione, frustrazione, fede, voglia di riscatto sono i protagonisti di un dramma musicale che nella ricerca degli opposti (noi/loro, bianco/nero, stasi/movimento, buono/cattivo, lucro/carità, salvezza/disperazione) finisce per attorcigliarsi a spirale fino a far coincidere gli stessi.
LA STESSA BARCA
Opera da camera (25’)
Raffaele Sargenti, musica
Antonello Pocetti e Raffaele Sargenti, libretto
Antonello Pocetti, regia
Antonino Viola, scene e costumi
Rosario Di Benedetto, progettazione e realizzazione video
Prima esecuzione:
6 Ottobre 2017 , Teatro Piccolo Arsenale, ore 20
Biennale di Venezia - Musica
Cast della prima esecuzione:
Licia Piermatteo, soprano
Elisa Bonazzi, mezzo-soprano
Markos Trittas Kleovoulou, baritono
Ex Novo Ensemble
Filippo Perocco, direttore
Tempo Reale
Giovanni Magaglio, coordinamento informatica musicale
Produzione
La Biennale di Venezia
La stessa barca è un'opera da camera nella quale la platea stessa del teatro è concepita come il ponte di una nave, sopra il quale calano delle corde che hanno il centro del palco come punto di fuga.
Sinossi
Appena entra il pubblico in sala, due scafisti (soprano, mezzosoprano) contano le persone una ad una e segnano le somme su un registro. Poco a poco il suono dei numeri viene raddoppiato dall’ensemble strumentale, le luci si abbassano e si entra nel vivo della vicenda: ci troviamo in un barcone in mezzo al Mar Mediterraneo.
Dal barcone (sul palco, nuova prospettiva) emergono tre migranti (baritono, soprano e mezzosoprano): si esprimono come fossero emanazioni di un unico personaggio che racconta il suo viaggio disperato verso la terra ferma.
Il motore si rompe e la barca va alla deriva, rimane solo il rumore del mare.
Cala la notte: il migrante 3 (baritono) cade in uno stato di dormiveglia e sogna una vita migliore in una società disposta nalmente ad accoglierlo.
All’alba viene svegliato dai gemiti di migrante 1 (soprano) che si accascia per la sete.
Migrante 3 e migrante 2 (mezzosoprano) gettano a mare il cadavere del compagno, il migrante 2 canta una preghiera mentre il migrante 3 cade in preda alle allucinazioni e confonde i pezzi di legno col pane, infine confessa a se stesso la paura di non farcela, cala il buio (interludio strumentale).
Sorge l’alba, due soccorritori (soprano, mezzosoprano) raggiungono la barca, portano in salvo il migrante 3, lo coprono con una coperta termica e chiedono il numero delle persone coinvolte in quel disperato viaggio.
Alla risposta del migrante, i due contano ed annotano numeri in un registro, mentre la coperta nel riflettere i raggi del sole scintilla di luce dorata.