La stessa barca | arts
La scena de La stessa barca è un
sistema, un habitat, un ambiente in
funzione della musica.
Su questa idea di ambiente, insiste l'utilizzo di una videoproiezione che si impadronisce completamente della materia lignea del palco, di stoffa, di frammenti, di isole, di ricordi e di piccoli racconti visivi.
Lo spazio scenico è caratterizzato da
una presenza, in realtà inesistente, di
un’imbarcazione.
Questo enorme elemento è ricostruito nello schema da sole corde e brandelli di tulle, tutte convergenti ad uno stangone su una piccola porzione del palco.
Tutta questa struttura si estende in
gran parte sulla platea disegnando nelle
azioni itineranti dei cantanti, insieme alla
presenza del pubblico, un unico
grande spazio, una stessa barca.
Quello che subito richiama questa
struttura è una memoria dei migranti e
della loro tragedia, un luogo simile ad
uno squero, bucato e trasparente in
modo da contenere ed essere contenuto all'infinito reciprocamente dai flutti di un ipotetico mare.
Sotto al palco, e quindi sotto le corde irradiate, trovano posto i musicisti trattati come parte integrante della materia scenica e costituendo
di fatto un discorso di continuità
visiva con l'azione teatrale e musicale
,rafforzato da l’assenza di golfo
mistico. Oltre a costituire l'elemento,tuttavia inesistente, di una barca - un barcone, lo spazio scenico crea un luogo sacro alla drammaturgia, in cui la sua proprietà di accogliere
la presenza di musicisti, cantanti e pubblico non preclude tutte le altre possibili aperture in rapporto con qualsiasi spazio circostante.
La scena prevede quindi nella
sua essenza, il fulcro fatale della drammaturgia:
rimanere rigidamente lo stesso elemento - la" stessa barca"- dove la vita dei Migranti, nella prima parte, stenta a rimanere in vita per via dei suoi mille punti deboli e la sua precaria stabilità e, subito dopo, la barca dei soccorsi, luogo di altri infiniti precari equilibri etici.